venerdì 27 giugno 2014

Indice

     INDICE

 ü  Presentazione
·         Presentazione

·         Contesto Geografico

·         Contesto Storico

    ü   Architettura
·         Castello
·         Ponte

 ü  Armi
·         Alabarda
·         Carabine, moschetti e spade
·         Cane della pistola
·         Corazza
·         Schioppo
·         Terzetta
·         Tromboni

 ü  Cibo
·         Polenta

 ü  Edifici
·         Botteghe
·         Castello
·         Filatoio

 ü  Filatura
·         Aspo
·         Baco da seta
·         Broccato
·         Filatoio
·         Filatore di seta
·         Gualchiere
·         Incannatoio
·         Rocca e fuso

·         Barchetta
·         Baroccio
·         Bussola
·         Calesse
·         Carrozza
·         Galera
·         Lettiga


 ü  Oggetti
·         Acciarino e zolfanelli
·         Arcione
·         Calderotto
·         Calamaio e polverino
·         Galera
·         Gerla
·         Giogo
·         Gualchiere
·         Incannatoio
·         Lucerna e lucignolo
·         Macchina della tortura
·         Manichini
·         Pali, scalpelli e martelli
·         Tramagli

 ü  Pesca
·         Tramagli







ABBECEDARIO

ABBECEDARIO

Aspo
Bergamo    
Cristoforo      
Don Abbondio   
Ecclesiastico
Filatoio     
Gertrude   
Historiae   
Innominato            
Lucia     
Milano    
Nappa 
Osteria     
Peste      
Q     
Renzo   
Scalpelli      
Terzetta     
Utensili      
Vicario  
Zappe     


lunedì 16 giugno 2014

Gualchiere

"Lascia fare a me," gli disse un monatto; e strappato d'addosso a un cadavere un laido cencio, l'annodò in fretta, e, presolo per una delle cocche, l'alzò come una fionda verso quegli ostinati, e fece le viste di buttarglielo, gridando: "aspetta, canaglia!" A quell'atto, fuggiron tutti, inorriditi; e Renzo non vide piú che schiene di nemici, e calcagni che ballavano rapidamente per aria, a guisa di gualchiere."  (cap. XXXIV, pag.632)





Nota: la gualchiera è una macchina che permette la follatura dei tessuti.

Macchina della tortura

"A ogni passo, sentiva crescere e avvicinarsi un rumore che già aveva cominciato a sentire mentre era lì fermo a discorrere: un rumor di ruote e di cavalli, con un tintinnìo di carnpanelli, e ogni tanto un chioccar di fruste, con un accompagnamento d'urli. Arrivato allo sbocco di quella strada, scoprendosegli davanti la piazza di san Marco, la prima cosa che gli diede nell'occhio, furon due travi ritte, con una corda, e con certe carrucole; e non tardò a riconoscere (ch'era cosa famigliare in quel tempo) l'abbominevole macchina della tortura." (cap. XXXIV, pag.619)





Gerla

"Don Abbondio ubbidì, andò allo scrigno, cavò il suo tesoretto, e lo consegnò a Perpetua; la quale disse: - vo a sotterrarli nell'orto, appiè del fico -; e andò. Ricomparve poco dopo, con un paniere dove c'era della munizione da bocca, e con una piccola gerla vota; e si mise in fretta a collocarvi nel fondo un po' di biancheria sua e del padrone, dicendo intanto: - il breviario almeno lo porterà lei."
(cap.XXIX, pag.523)


Incannatoio

"Abbi pazienza: non istai bene qui?... Vedo cosa vuoi dire; ma, se è destinato lassú che la cosa riesca, sta' sicuro che, a non far pazzie, riuscirà anche meglio. Qualche santo t'aiuterà. Credi pure che non è mestiere per te. Ti par che convenga lasciare d'incannar seta, per andare a ammazzare? Cosa vuoi fare con quella razza di gente? Ci vuol degli uomini fatti apposta." (cap. XXXIII, pag.599)






Nota: per sapere di più sull'incannatoio e sulla seta premi su questo collegamento.

domenica 8 giugno 2014

Polenta

"Lo trovò in cucina, che, con un ginocchio sullo scalino del focolare, e tenendo, con una mano, l'orlo d'un paiolo, messo sulle ceneri calde, dimenava, col matterello ricurvo, una piccola polenta bigia, di gran saraceno." 
(cap. VI, pag.102)


"Tutti s'ingegnano oggi a far qualcosina, - aggiungeva: - meno que' poveri poveri che stentano a aver pane di vecce e polenta di saggina; però oggi da un signore così caritatevole sperano di buscar tutti qualcosa."
(cap. XXIV, pag.429)


Nota: la polenta era il cibo dei poveri, era l'unica cosa che potevano permettersi.

Calesse

" Per portarsi lontano e fuori della strada che l'esercito aveva a percorrere, non era possibile trovar né un calesse, né un cavallo, né alcun altro mezzo: a piedi, don Abbondio non avrebbe potuto far troppo cammino, e temeva d'esser raggiunto per istrada."  (cap. XXIX, pag.521)



Botteghe

"A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti."   (cap. XXVIII, pag.502)



Galera

"Tutte queste et altre simili male attioni, benché siano proibite, nondimeno, convenendo metter mano a maggior rigore, S. E., per la presente, non derogando, eccetera, ordina e comanda che contra li contravventori in qualsivoglia dei suddetti capi, o altro simile, si proceda da tutti li giudici ordinarii di questo Stato a pena pecuniaria e corporale, ancora di relegatione o di galera, e fino alla morte... " (cap. III, pag.47)






"Insieme però, nuovo comando a' fornai di tener le botteghe ben fornite di pane, sotto pena in caso di mancamento, di cinque anni di galera, e maggiore, all'arbitrio di S. E." (cap. XXVIII, pag.426)


Nota: oggi è sinonimo di prigione ma in realtà deriva da un tipo di condanna del passato consistente nel remare in una galera

Baco da seta

"Dopo, non s'occupò più d'un affare così minuto e, in quanto a lui, terminato; e quando poi, che fu un pezzo dopo, gli arrivò la risposta, al campo sopra Casale, dov'era tornato, e dove aveva tutt'altri pensieri, alzò e dimenò la testa, come un baco da seta che cerchi la foglia; stette lì un momento, per farsi tornar vivo nella memoria quel fatto, di cui non ci rimaneva più che un'ombra;"  (cap. XXVII, pag.484)




Nota: per sapere di più sull'allevamento del baco da seta vai su Bachicoltura. 

Calderotto

"Presto presto, rimettendo stipa sotto un calderotto, dove notava un buon cappone, fece alzare il bollore al brodo, e riempitane una scodella già guarnita di fette di pane, poté finalmente presentarla a Lucia. E nel vedere la poverina a riaversi a ogni cucchiaiata, si congratulava ad alta voce con se stessa che la cosa fosse accaduta in un giorno in cui, com'essa diceva, non c'era il gatto nel fuoco"   (cap. XXIV, pag.429)





Arcione

"Le due cavalcature andavan dietro dietro, con lo stesso passo; onde seguiva che, a certi luoghi più ripidi, il povero don Abbondio, come se fosse messo a leva per di dietro, tracollava sul davanti, e, per reggersi, doveva appuntellarsi con la mano all'arcione; e non osava però pregare che s'andasse più adagio, e dall'altra parte avrebbe voluto esser fuori di quel paese più presto che fosse possibile."
(cap. XXIV, pag.426)







Lettiga

"Gli disse in succinto di che si trattava; e se saprebbe trovar subito una buona donna che volesse andare in una lettiga al castello, a prender Lucia: una donna di cuore e di testa, da sapersi ben governare in una spedizione così nuova, e usar le maniere piú a proposito, trovar le parole piú adattate, a rincorare, a tranquillizzare quella poverina, a cui, dopo tante angosce, e in tanto turbamento, la liberazione stessa poteva metter nell'animo una nuova confusione."   (cap. XXIII, pag.418)







"Lucia si lasciava poi cader languida sul fondo della lettiga, come assopita; e allora la buona donna la lasciava in riposo." (cap. XXIV, pag.425)

Terzetta

 "Fatta così in confuso questa risoluzione, finì in fretta di vestirsi, mettendosi una sua casacca d'un taglio che aveva qualche cosa del militare; prese la terzetta rimasta sul letto, e l'attaccò alla cintura da una parte; dall'altra, un'altra che staccò da un chiodo della parete; mise in quella stessa cintura il suo pugnale;" (cap. XXII, pag.387)



martedì 27 maggio 2014

Cane della pistola

"E assorto in queste contemplazioni tormentose, andava alzando e riabbassando, con una forza convulsiva del pollice, il cane della pistola; quando gli balenò in mente un altro pensiero." (cap. XXI, pag.284)






Nota: Il cane della pistola è il martelletto percussore che provoca l'accensione della carica.

Tromboni

" Via! - disse il Nibbio: - attenti al vostro dovere, e non andate a cercar altro. Tirate fuori dalla cassetta i tromboni, e teneteli pronti; che in questo bosco dove s'entra ora, c'è sempre de' birboni annidati. Non così in mano, diavolo! riponeteli dietro le spalle, stesi: non vedete che costei è un pulcin bagnato che basisce per nulla? Se vede armi, è capace di morir davvero. E quando sarà rinvenuta, badate bene di non farle paura; non la toccate, se non vi fo segno; a tenerla basto io. E zitti: lasciate parlare a me." (cap. XX, pag.365)






Nota: questo fucile viene chiamato così per via della bocca larga

Carrozza

"ma poco dopo si rincorò alquanto, nel vedere una carrozza da viaggio ferma, e accanto a quella, davanti allo sportello aperto, due viaggiatori che guardavano in qua e in là, come incerti della strada. Andando avanti, sentì uno di que' due, che diceva: - ecco una buona giovine che c'insegnerà la strada -. Infatti, quando fu arrivata alla carrozza, quel medesimo, con un fare più gentile che non fosse l'aspetto, si voltò, e disse: - quella giovine, ci sapreste insegnar la strada di Monza?" (cap. XX, pag.312)






"Lucia girò la testa indietro atterrita, e cacciò un urlo; il malandrino la mise per forza nella carrozza: uno che stava a sedere davanti, la prese e la cacciò, per quanto lei si divincolasse e stridesse, a sedere dirimpetto a sé: un altro, mettendole un fazzoletto alla bocca, le chiuse il grido in gola. In tanto il Nibbio entrò presto presto anche lui nella carrozza: lo sportello si chiuse, e la carrozza partì di carriera."  (cap. XX, pag.312)

Barchetta

"Scese un po' sul pendìo, e, separando e diramando, con le mani e con le braccia, il prunaio, guardò giù, se qualche barchetta si movesse nel fiume, ascoltò se sentisse batter de' remi; ma non vide né sentì nulla. Se fosse stato qualcosa di meno dell'Adda, Renzo scendeva subito, per tentarne il guado; ma sapeva bene che l'Adda non era fiume da trattarsi così in confidenza." (cap. XVII, pag.311)




Manichini

"Mentre Renzo si metteva il farsetto, e prendeva il cappello, il notaio fece cenno a un de' birri, che s'avviasse per la scala; gli mandò dietro il prigioniero, poi l'altro amico; poi si mosse anche lui. In cucina che furono, mentre Renzo dice: - e quest'oste benedetto dove s'è cacciato? - il notaio fa un altro cenno a' birri; i quali afferrano, l'uno la destra, l'altro la sinistra del giovine, e in fretta in fretta gli legano i polsi con certi ordigni, per quell'ipocrita figura d'eufemismo, chiamati manichini."(cap. XV, pag.284)







Nota: Con il termine manichini si intende manette


Giogo

"Ma per buona sorte, quel mezzo, che avrebbe resa la cosa facile, non era facile esso a mettere in opera. I portatori, all'una e all'altra cima, e di qua e di là della macchina, urtati, scompigliati, divisi dalla calca, andavano a onde: uno, con la testa tra due scalini, e gli staggi sulle spalle, oppresso come sotto un giogo scosso, mugghiava; un altro veniva staccato dal carico con una spinta; la scala abbandonata picchiava spalle, braccia, costole: pensate cosa dovevan dire coloro de' quali erano (cap. XIII, pag.239)



Pali, scalpelli e martelli

 "Chi con ciottoli picchiava su' chiodi della serratura, per isconficcarla; altri, con pali e scarpelli e martelli, cercavano di lavorar più in regola: altri poi, con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l'unghie, non avendo altro, scalcinavano e sgretolavano il muro, e s'ingegnavano di levare i mattoni, e fare una breccia." (cap. XIII, pag.237)



giovedì 22 maggio 2014

Alabarda

"- Indietro! indietro! - gridano gli alabardieri, buttandosi tutti insieme addosso ai primi, e respingendoli con l'aste dell'alabarde. Quelli urlano, si tirano indietro, come possono;[...]. Intanto un po' di vòto s'è fatto davanti alla porta: il capitano picchia, ripicchia, urla che gli aprano: quelli di dentro vedono dalle finestre, scendon di corsa, aprono; il capitano entra, chiama gli alabardieri, che si ficcan dentro anch'essi l'un dopo l'altro, gli ultimi rattenendo la folla con l'alabarde." (cap. XII, pag.227)





Bussola

"Mentre fa questi bei conti, sente un calpestìo, va alla finestra, apre un poco, fa capolino; son loro. «E la bussola? Diavolo! dov'è la bussola? Tre, cinque, otto: ci son tutti; c'è anche il Griso; la bussola non c'è: diavolo! diavolo! il Griso me ne renderà conto»." (cap. XI, pag.201)






Nota: la bussola ha un ruolo chiave perché è il mezzo con cui Lucia viene rapita dall'Innominato.

Baroccio

"Il baroccio era lì pronto; il conduttore salutò i tre aspettati, li fece salire, diede una voce alla bestia, una frustata, e via." (cap. IX, pag.152)








"Finalmente il baroccio arriva, e si ferma alla casa del sarto. Lucia s'alza precipitosamente; Agnese scende, e dentro di corsa: sono nelle braccia l'una dell'altra." (cap. XXIV, pag.436)

Acciarino e zolfanelli

"Cava fuori esca, pietra, acciarino e zolfanelli, accende un suo lanternino, entra nell'altra stanza più interna, per accertarsi che nessun ci sia: non c'è nessuno." (cap. VIII, pag.136)





Nota: esca, pietra, acciarino e zolfanelli sono gli arnesi necessari ad accendere il fuoco: con l'acciarino si batte la pietra focaia, ne scaturisce una scintilla con cui si può accendere una sostanza vegetale facilmente infiammabile (esca), con questa si passa il fuoco ad un filo di canapa intinto nello zolfo (zolfanello)

Calamaio e polverino

"Le sue labbra non erano ancora tornate al posto, che don Abbondio, lasciando cader la carta, aveva già afferrata e alzata, con la mancina, la lucerna, ghermito, con la diritta, il tappeto del tavolino, e tiratolo a sé, con furia, buttando in terra libro, carta, calamaio e polverino; e, balzando tra la seggiola e il tavolino, s'era avvicinato a Lucia" (cap. VIII, pag.132)


Lucerna e lucignolo

"Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, con in capo una vecchia papalina, che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso d'una piccola lucerna." (cap. VIII, pag.130)






"Il lucignolo, che moriva sul pavimento, mandava una luce languida e saltellante sopra Lucia, la quale, affatto smarrita, non tentava neppure di svolgersi, e poteva parere una statua abbozzata in creta, sulla quale l'artefice ha gettato un umido panno" (cap. VIII, pag.133)




Corazza

"Quando si trovava col viso a una parete, e voltava, si vedeva in faccia un suo antenato guerriero, terrore de' nemici e de' suoi soldati, torvo nella guardatura, co' capelli corti e ritti, co' baffi tirati e a punta, che sporgevan dalle guance, col mento obliquo: ritto in piedi l'eroe, con le gambiere, co' cosciali, con la corazza, co' bracciali, co' guanti, tutto di ferro; con la destra sul fianco, e la sinistra sul pomo della spada." (cap. VII, pag.114)




Nota: La corazza è un armatura difensiva, di cuoio o di metallo, che protegge il petto, le spalle e i fianchi del combattente. Usata sia nell'antica Grecia e sia nell'antica Roma ha raggiunto il massimo uso nel medioevo.

Rocca e fuso

"Da qualche tempo, sentiva anche crescere il bisogno di ristorar le sue forze; pensò che lì sarebbe il luogo di fare i due servizi in una volta; entrò. Non c'era che una vecchia, con la rocca al fianco, e col fuso in mano."(cap. VI, pag.294)


Nota: La rocca ed il fuso sono arnesi per filare a mano la lana










mercoledì 21 maggio 2014

Filatoio

"Arriva al paese del cugino; nell'entrare, anzi prima di mettervi piede, distingue una casa alta alta, a più ordini di finestre lunghe lunghe; riconosce un filatoio, entra, domanda ad alta voce, tra il rumore dell'acqua cadente e delle rote, se stia lì un certo Bortolo Castagneri." (cap. XVII, pag.319)









"Lasciando ora questo nel soggiorno de' guai, dobbiamo andare in cerca d'un altro, la cui storia non sarebbe mai stata intralciata con la sua, se lui non l'avesse voluto per forza; anzi si può dir di certo che non avrebbero avuto storia né l'uno né l'altro: Renzo, voglio dire, che abbiam lasciato al nuovo filatoio, sotto il nome d'Antonio Rivolta." (cap. XXIII, pag.598)








Aspo

"Lucia preparando tristamente il desinare; Renzo sul punto d'andarsene ogni momento, per levarsi dalla vista di lei così accorata, e non sapendo staccarsi; Agnese tutta intenta, in apparenza, all'aspo che faceva girare." (cap. VI, pag.98)








"Un altro ne trovava nel lavorar di continuo; e pregava sempre che le dessero qualcosa da fare: anche nel parlatorio, portava sempre qualche lavoro da tener le mani in esercizio: ma, come i pensieri dolorosi si caccian per tutto! cucendo, cucendo, ch'era un mestiere quasi nuovo per lei, le veniva ogni poco in mente il suo aspo; e dietro all'aspo, quante cose!" (cap. XVIII, pag.330)


Nota: Aspo o arcolaio è un arnese che serve per avvolgere il filo in matasse.